lunedì 3 maggio 2021

Lavorare sull'AUTOSTIMA... Una boiata sesquipedale!!!

Leggendo, anche distrattamente, articoli che trattano di sport, di grandi traguardi raggiunti, ci siamo sicuramente imbattuti in una parolina magica... AUTOSTIMA. Tutti o quasi, chi più, chi meno, si sono abbeverati a questa fonte miracolosa che fa cogliere risultati sorprendenti e clamorosi. Ecco allora presentarsi al nostro cospetto quelli furbi, quelli scaltri, quelli che mercanteggiano aria, quelli che riescono a vendere il ghiaccio agli eschimesi, quelli che, appunto ci propongono di lavorare sull'autostima per migliorare le nostre performance fino a raggiungere anelati e ambiziosi  traguardi. Fiumi di parole ma per descrivere cosa? Per fare che? Secondo me, per descrivere il niente e per fare ancora meno; solo arricchire le loro tasche!!! Frequentando il mondo dello sport, prima da atleta, poi da istruttore e infine da mental coach, ho avuto modo d'incontrare e di confrontarmi con diversi personaggi (dirigenti, atleti, allenatori, giornalisti, editori, manager) ma quelli veramente al top, i numeri uno, MAI hanno dichiarato che, per arrivare dove sono, abbiano  lavorato nello specifico sull'autostima. Avete mai sentito Nadal affermare che per vincere i suoi tredici Rolland Garros abbia avuto bisogno di autostima?   E Hamilton per affermarsi nei suoi suoi sette mondiali di Formula 1?  E Valentino Rossi per tutta la sua straordinaria carriera? MAI!!! Chi parla di ciò è generalmente e evidentemente qualcuno che tenta di arrivare a un traguardo aggrappandosi a qualcosa che fa figo (AUTOSTIMA) facendo ascoltare alla gente delle belle e pompose parole magiche. Lavorare sull'autostima, per me, non significa niente. Chi lavora nel mondo della performance deve essere in grado di capire quali sono le strutture, quindi le dinamiche e quali sono gli effetti  da queste generati. L'autostima è semplicemente un effetto e lavorare su ciò non produce alcun  risultato anzi diventa una chimera, un obiettivo irragiungibile perchè è un processo senza fine. Non si arriva ad ottenerla e poi ci si ferma, è una continua evoluzione, appunto è un effetto; quindi non ragioniamo in termini di autostima ma mutiamo il concetto in:"Cosa posso fare per migliorarmi?". Cominciamo così a lavorare su noi stessi, a coltivare le nostre risorse, il che significa allenare a sviluppare il talento che abbiamo, a sbloccare quelle abilità che si sono arrestate, studiare, leggere e fare esperienza. Seguendo questa rotta, alimentando questo modus operandi, automaticamente si genererà  autostima e nel momento in cui l'avremo non ci chiederemo più se ne siamo dotati o meno. Ho provato ad inserire in un motore di ricerca la parolina in questione, in un attimo è venuto fuori il circo equestre... "Come aumentare l'autostima", "Le regole  per accrescere l'autostima", "I modi per avere più fiducia in se stessi", alla lettura di tutto ciò sono rimasto letteralmente basito (ripeto, questa è la mia personale visione dell'argomento). Il mio pensiero è che lavorarci su non significhi generarla anzi potrebbe addirittura divenire un grande limite e creare scoramento per il semplice motivo che se non si raggiungesse il risultato sperato, l'atleta crederebbe di non esserne in possesso o di non essere capace andando poi ad avviare un corto circuito.  Chi invece avrà fatto le cose in maniera diversa invece penserà solo a come potersi  migliore quotidianamente (toh, eccola qui l'autostima). Mi piace ricordare che quando un atleta o un qualsiasi performer è  "nella prestazione", non è nella sua forma mentis valutare al momento la propria autostima ma, i quegli attimi penserà solo:"Mi sono allenato, sono pronto? Allora faccio del mio meglio!!!" . Una volta fatto il suo meglio, proverà in futuro ancora a incrementare la sua performance. NON E' L'AUTOSTIMA CHE FA PERFORMARE MEGLIO MA E' IL PERFORMARE MEGLIO CHE GENERA AUTOSTIMA e chi raggiunge certi risultati non dirà mai che ne è dotato perchè è focalizzato al miglioramento continuo. L'AUTOSTIMA NON E' LA CAUSA DEL BUON RISULTATO MA E' SEMPLICEMENTE L'EFFETTO e noi andremo a lavorare, in primis su quello che potrà determinare l'esito di un evento.