Ciro Di Palma - Sport Mental Coach -
Sblocco, supporto e sviluppo della performance.
giovedì 29 agosto 2024
Riconoscimento internazionale.
venerdì 3 novembre 2023
giovedì 14 settembre 2023
Problem Solving Strategico... in pillole.
In presenza di un blocco della performance: sportiva o lavorativa; la sequenza del Problem Solving Strategico può esserci d'aiuto. Questo metodo permette d'avere una guida precisa e rigorosa, tenendo ben presente un fattore, quello di non passare allo step successivo se non si è realizzato bene quello precedente. Ciò, a occhi ingenui potrà sembrare una perdita di tempo ma, questo partire dopo, permetterà di arrivare prima all'obiettivo, trasformando i blocchi in opportunità seguendo un percorso che libera risorse, guida e inserisce piccoli, al contempo graduali cambiamenti che diventano poi valanghe di cambiamento.
Il primo passo da compiere in questo percorso è la DEFINIZIONE DELL'OBIETTIVO che vogliamo raggiungere. Potrebbe sembrare scontato ma anche l'ovvio va dimostrato (cit. G. Nardone). Perchè non è facile definire un obiettivo è presto detto... La nostra mente racconta molte storie, quasi sempre quelle che vogliamo sentirci dire, così anche la memoria ci gioca brutti scherzi raccontando tante bugie; in questo modo, noi ci autoinganniamo anche su quello che vogliamo. Definire, quindi, chiaramente un obiettivo è il primo passo, quello importante verso il suo raggiungimento. Facile? No, non lo è. Per farlo a volte impieghiamo tanto tempo.
ANALIZZARE LE PROBLEMATICHE che non permettono il raggiungimento dell'obiettivo è il secondo step del Problem Solving Strategico. Trovare le difficoltà che non consentono il cambiamento strategico è essenziale e anche questa azione deve essere molto accurata.
La terza fase, fondamentale, è cercare LE TENTATE SOLUZIONI DISFUNZIONALI, mettendosi alla ricerca anche di quelle azioni agite in passato, che hanno portato un risultato ma che al momento funzionano meno. Tante volte sono proprio le tentate soluzioni che alimentano il problema stesso. Non di rado capita che un atleta, un manager mettano in atto delle strategie usate con successo precedentemente, questo perchè una volta raggiunto un equilibrio si tende a mantenerlo, a maggior ragione se il risultato avuto fosse stato eccellente. Le tentate soluzioni possono essere consapevoli ma anche inconsapevoli, possono essere pensieri, azioni che vanno analizzate e svelate nei loro meccanismi di alimentazione del problema. Una volta identificate queste azioni disfunzionali dobbiamo introdurre delle soluzioni alternative. Facile a dirsi, meno a farsi... Dobbiamo, quindi, trovare un modo che renda possibile ciò. Ci sono tre tecniche che vengono in aiuto: LO SCALATORE, che rende apparentemente graduale il cambiamento; IL COME PEGGIORARE che utilizza una logica paradossale (ottenere qualcosa spingendo nella direzione opposta); LO SCENARIO OLTRE IL PROBLEMA, tecnica di fantasia che riportata nella realtà in piccoli pezzi, ci permette poi di agirli partendo dal più piccolo.
Voglio concludere usando una citazione del prof. Nardone... Il Problem Solving Strategico è "un modello che modella" cioè, se applicato al nostro modo di vedere e non solo nella risoluzione dei problemi, ci modella, rendendoci la mente più flessibile... Diventando così: UN MODO PER MIGLIORARE NOI STESSI.
giovedì 30 giugno 2022
Capire per cambiare? Cambiare per capire.
Il CAMBIAMENTO. Capire per cambiare oppure cambiare qualcosa per capire sempre di più? Quando siamo davanti ad una condizione di blocco, la prima azione, la più immediata che mettiamo in atto è quella di pensare, di capire che cosa stia impedendo lo svolgimento fluido della situazione. E' normale, è inevitabile, è come se l'essere umano fosse programmato per cercare il perchè di certi stati. La squadra ha perso tre partite di fila... Perchè è successo? Perchè non ha funzionato? Così si comincia a pensare dove operare per invertire la rotta, cercando di trovare l'area di miglioramento... Tante volte però, il bandolo della matassa non si trova e proprio perchè ci si cristallizza in questo stato mentale. Non dobbiamo rimanere sorpresi da ciò perchè anche nella vita di tutti i giorni si verifiano queste situazioni. Un esempio? Il genitore che cerca di far capire al figlio del perchè abbia una performance scolastica non sufficiente. C'è un errore di fondo in tutto ciò ed è quello che si dia per scontato che capire qualcosa corrisponda poi ad un cambiamento nella realtà. Quante volte un atleta capisce che si alleni poco per avere un certo tipo di performance ma, pur sapendolo, non fa niente che andrebbe nella direzione del cambiamento? Quante volte un personaggio sportivo s'innervosisce in conferenza stampa dando una pessima immagine di se stesso ma pur riconoscendosi questa particolarità non fa niente per esprimersi diversamente? Io, da Coach mi chiedo cosa possa celarsi dietro questo atto di autosabotaggio dell'essere umano che non gli permette il cambiamento. La risposta è semplice ma non banale, tante volte il solo capire non basta. La cognizione, parola che deriva dal verbo latino cognosco (con 'con' + gnōscō 'sapere'), il quale a sua volta è affine al verbo greco antico gignόsko, che significa 'io so' (sostantivo: gnόsis, conoscenza), può anche non bastare e può anche non funzionare. All'improvviso però, la squadra comincia a vincere, l'atleta inizia ad allenarsi con continuità e si resta sconcertati da questi cambiamenti improvvisi, quasi fortuiti. Ci si accorge di questa trasformazione non perchè si è "capito" ma perchè guardando il cammino si nota di un cambiamento prodotto da certe azioni, questo è il mio lavoro, far in modo che avvengano certe metamorfosi facendo poi eventualmente capire, ma anche no, i tanti perchè. Quindi "Non è capire per cambiare ma cambiare per capire". Cambiare qualche piccola cosa, qualche dettaglio in modo da produrre anche un leggero cambio di rotta, senza stravolgere niente, cercando di andare nella direzione dei piccoli passi. Piccoli passi? Certo, perchè in questo modo si potrà sempre correggere il tiro (senza fare danni) se il cambiamento non andasse nella direzione sperata. Stravolgere tutto potrebbe anche causare un grande danno e tutto ciò non ce lo possiamo permettere. Naturalmente i cambiamenti non vanno inseriti a caso ma seguendo delle logiche rigorose seppur flessibili.
Ciro Di Palma - Sport Mental Coach -
mercoledì 18 maggio 2022
Ti prometto che...
- Performance atletica;
- Performance tecnica;
- Performance tattico strategica.
Le Performance gestite dal Mental Coach Sportivo sono:
- Performance mentale. Come l'atleta usa la propria mente, non considerando solo i flussi di pensiero ma anche la capacità di gestire focus e defocus;
- Performance Emotiva. La gestione dei carichi emotivi: prima, durante e dopo la performance;
- Performance relazionale/comunicativa. Ha la sua centralità negli sport di squadra.
Un Mental Coach Sportivo non potrà mai promettere un risutato perchè questi è la risultante di tantissime variabili e circostanze ma potrà fornire agli atleti gli strumenti capaci di fargli superare le eventuali difficoltà: prima, dopo e durante la performance.
Questo ho riferito al mio interlocutore qualche settimana fa e, alla sua insistenza, ho declinato l'invito a collaborare con loro. Spero comunque vivamente che la squadra raggiunga la tanto desiderata salvezza.
Ciro Di Palma -Sport Mental Coach -
venerdì 1 aprile 2022
Paura, ansia e attacchi di panico...
Sarò molto sintetico. Cosa dovrei fare se un atleta mi riportasse come problemi: PAURA, ANSIA, ATTACCHI DI PANICO e la presenza di sintomi che connoterebbero queste tre PATOLOGIE? Farei come sempre un indagine e se scoprissi che, non è come spesse volte accade, solo il timore del manifestarsi di una difficolta legata a una prestazione, a un evento o quant'altro, non potrei che concludere la sessione rimandandolo ad un altro professionista (psicoterapeuta, psicologo, etc). Poche chiacchiere amici, un Mental Coach si occupa di performance (blocco, sostegno e sviluppo) e non di malattie, la legge non lo permette. Chi lo fa è anche uno psicologo o uno psicoterapeuta, il resto è semplicemente... fuorilegge.
Lascio ad altri scrivere paginate sull'argomento... Io chiudo qui.
Ciro Di Palma - Sport Mental Coach -
mercoledì 9 marzo 2022
Ho voglia però non cambio... Perchè?
- Un sovraccarico di stimoli per la mente;
- Pochi dati a disposizione per elaborare delle scelte o mettere in pratica delle azioni;
- La premura;
- Una stima che la mente fa per quanto riguarda le conseguenze o le situazioni sulla base delle proprie (e ripeto proprie) conoscenze;
- Un processo di sintesi che riconosca nella frequenza di certi comportamenti o in azioni già compiute, le mosse da mettere in atto.