giovedì 19 settembre 2019

Tentate Soluzioni


Quando non si riesce a raggiungere un obiettivo o non si è in grado di trovare una soluzione affinché una difficoltà si trasformi in problema, è facile intuire che siamo in presenza di qualcosa che non vada nella giusta direzione, più difficile invece sarà trovare il perché. Noi tutti siamo prigionieri del nostro passato o meglio delle azioni che ci hanno permesso di fare o ottenere determinate cose. Il tempo cambia le situazioni, muta noi stessi e trasformerà ciò che ci circonda, ma non cancellerà MAI quello che abbiamo fatto o meglio il lavoro profuso per dire: ”Ok, ce l’ho fatta!!!”. Questa è la trappola più grande. Aver avuto un modus operandi vincente, utile alla causa, non ci preserverà dall’ottenere un cattivo risultato, in circostanze analoghe, in futuro.
Un esempio banalissimo: Un genitore che punisce il figlio adolescente perché torna tardi a casa. A quindici anni, questi un pó a malincuore ubbidirà, a trent’anni, probabilmente, lo stesso figlio sottoposto alla stessa punizione, sorriderà. Questo ci fa capire che le soluzioni devono essere adattate al momento e non riportate dal passato. Queste azioni / soluzioni sono le cosiddette: Tentate Soluzioni Disfunzionali; studiate per la prima volta dal Mental Research Institute di Palo Alto in California (Usa). La tentata soluzione disfunzionale è ciò che facciamo nel tentativo di risolvere un problema ma che in realtà, siccome non lo risolve, lo mantiene in essere, addirittura lo amplifica o probabilmente lo peggiora a dismisura. Naturalmente non ci si accorge che si sta mettendo in atto un qualcosa di non propriamente corretto perché, come scriveva Oscar Wilde :” Le cose peggiori sono sempre fatte con le migliori intenzioni” e queste talvolta, invece d’interrompere la messa in atto dell’azione, la possono reiterare nel tempo. La tentata soluzione disfunzionale perde la sua forza quando si smette di metterla in pratica… Ma come? Prima di tutto accorgendoci o meglio “sentendo” la sua presenza. Sentire non con le orecchie ma con la pancia, avere quasi un senso di repulsione verso di essa, che ci salga appunto dal profondo del nostro animo. Per scovare questa infida nemica bisogna fare un’accurata indagine (chi, come, quando, quanto, cosa), come ci insegna il Modello Strategico, a seconda delle resistenze al cambiamento messe in atto dalla persona (collaborativa, oppositiva, vorrei ma non posso o ideologica) e con l’ausilio di certe tecniche (una delle quali è il “Come peggiorare”), depotenziarla o eliminarla del tutto. Non tutto quello che è stato fatto in passato però può essere stato negativo per il presente. La sorella funzionale della Tentata soluzione disfunzionale è l’Eccezione Positiva: va anch’essa indagata con le stesse modalità della T.S.D. e poi, magari, potenziata. L’Eccezione positiva può venir fuori dall’indagine oppure anche da una tecnica chiamata “ Il come peggiorare”. Il nostro Modello (Strategico) ci insegna che dopo aver scovato Tentate Soluzioni Disfunzionali ed Eccezioni Positive, è utile apportare cambiamenti minimali alle azioni in atto, valutarne gli effetti e agire di conseguenza. Non sono uno psicoterapeuta e neanche uno psicologo, sono un coach e voglio ricordare che mi occupo solo di performance (Sblocco, Sostegno e Sviluppo); se indagando il problema dovessero emergere, oltre alle tentate soluzioni, comportamenti legati a patologie pervasive e/o invalidanti, il mio compito sarebbe indirizzare il coachee verso figure professionali diverse dalla mia in grado di gestire questo nuovo scenario.


Ciro Di Palma - Sport Mental Coach -

4 commenti:

  1. Caro Ciro, sono molto contento di leggere questo tuo primo articolo. Resto in trepidante attesa di tutti gli altri! Buona scrittura e buon lavoro... Alberto

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    1. Grazie, Alberto.
      La vostra scuola di Coaching è stata molto importante per Me. www.Fym.it
      Ciro

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  2. Ottimo e chiaro articolo. Grazie Ciro

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