C'è sempre una RESISTENZA AL CAMBIAMENTO, individuale o sistemica.
Il Coaching, almeno nel Modello Strategico, non cerca di sconfiggerla o di eliminarla ma di prenderne atto e sfruttarla, in modo da generare un cambiamento.
Esistono quattro tipi di Resistenze:
- Tipo COLLABORATIVO;
- Tipo VORREBBE MA NON PUO';
- Tipo OPPOSITIVO;
- Tipo NON PUO' NE' COLLABORARE NE' OPPORSI (Tipo Ideologico).
Un fattore importante da ricordare è che queste non sono le caratteristiche del coachee ma lo sono del suo comportamento in determinati momenti del percorso di coaching.
Le prime resistenze possono già aversi nella primissima fase del processo di Coaching, nel caso in cui il committente possa non coincidere col coachee. Quest'ultimo, infatti, potrebbe mostrarsi poco propenso ad iniziare il percorso oppure avere proprio avversione verso il Coach.
Anche durante la fase d'indagine, sicuramente, ci saranno delle riluttanze al cambiamento, come quando si avvierà la ricerca delle tentate soluzioni disfunzionali e delle eccezioni positive.
Un covo di resistenze potrebbe nascondersi nel definire o nel ridefinire l'obiettivo ma anche in una parafrasi malfatta oppure una ristrutturazione poco strategica, nella stessa sessione e/o anche contemporaneamente ma il Coach ha a disposizione delle tecniche, per scoprirle, gestirle e sfruttarle.
Può capitare che tra una seduta e l'altra il coachee non agisca, lo faccia parzialmente o a modo suo, l'indicazione di lavoro che il Coach gli ha dato, anche questa è una resistenza.
Andiamo adesso a vedere singolarmente le resistenze al cambiamento:
- Tipo COLLABORATIVO. Può sembrare una contraddizione nei termini ma accade quando, il coachee sembra possedere tutte le risorse logiche ed emotive per poter cambiare ed è accondiscendente a quanto condiviso con lui. La sensazione che evoca nel Coach è quella di soddisfazione perchè vede nell'altro la voglia di fare ma l'errore grave che egli possa fare è quello di abbassare la guardia e dare per scontato che poi il cliente agisca. Come agirà il Coach difronte a questo comportamento? Semplicemente, accetterà la collaborazione però misurandola a poco a poco, in modo che gli venga mostrata nei fatti concreti. Si dovranno creare dei momenti di controllo facendo attenzione che questi non siano subiti dal coachee ma che gli vengano proposti previo accordo e come risorsa.
- Tipo VORREBBE MA NON PUO'. Il coachee razionalmente comprende che deve cambiare (a livello logico segue il Coach) ma non riesce a compiere i piccoli passi perchè potrebbe avere un blocco emotivo e il driver del piacere che lo porti a fare altro oppure un blocco comportamentale cioè che faccia prioprio fatica ad agire certe azioni. La sensazione che genera nel coach è quella di dispiacere o di quasi compassione. La tattica che userà il Coach sarà quella di usare manovre dirette o velate per indurre al cambiamento il coachee.
- Tipo OPPOSITIVO. Non è la persona ad essere oppositiva ma è la sua resistenza. Il Coach la riconosce perchè la sensazione che evoca è quella di rabbia o fastidio in quanto la persona o squalifica il suo intervento, oppure si oppone alle proposte o non segue le indicazioni. Questa sembrerebbe una resistenza difficile o insidiosa da "lavorare" ma, in realtà una volta che il Coach ha superato la "sua trappola" (nel senso di prenderla sul personale) non gli sarà difficile proseguire. In che modo? Chiedendo al coachee d'agire proprio la resistenza creando un doppio legame vantaggioso. Esempio: Il cliente contesta l'indicazione di lavoro del Coach e inizia a fare il bastian contrario. Controindicativamente il Coach potrebbe chiedergli proprio di "fare le pulci" a quella sua indicazione. Questo va fatto in modo funzionale e non come una squalifica per il coachee. L'indicazione potrebbe diventare:"Guarda, visto che hai un'attenzione alta verso quello che sai già possa riuscire o meno, ti chiedo di fare un'attività e di stare ben attento a tutto quello che potrebbe andar bene, andar male oppure tutti i problemi che potrebbero generarsi da questa". Praticamente il Coach gli fa fare quello che lui, coachee, sta già facendo. Ma doppio legame cosa vuol dire? Vuol dire che possono succeddere due cose: 1) Che il coachee faccia ciò che gli è stato chiesto. In questo caso, la cosa importante è che ha fatto, non quello che voleva lui ma quello che il Coach gli ha indicato e la resistenza da tipo OPPOSITIVO sta andando nella direzione di tipo COLLABORATIVO. 2) Potrebbe vincere la resistenza del coachee e lo stesso dire:"No, guarda non ho tempo di stare qui a verificare, a scrivere e a fare le pulci...". Anche in questo caso il Coach e il coachee (a sua insaputa) avrebbero avuto la meglio sulla resistenza in quanto il cliente avrebbe smesso di opporsi. Si chiama doppio legame perchè è funzionale qualsiasi direzione, delle due, venga presa.
- Tipo NE' COLLABORARE, NE' OPPORSI (Tipo IDEOLOGICO). Il coachee dimostra una rigidità mentale che non gli permette d'uscire dalla propria visione, sollevando questioni di principio invece di restare nel merito della conversazione; praticamente si parte per la tangente. In questo caso la trappola che il Coach deve evitare è quella di voler spiegare oppure convincere perchè, dall'altra parte, il cliente farebbe lo stesso, cercando di portare le sue motivazioni. La sensazione che evoca questo tipo di resistenza e che il coachee sia "fatto di coccio". Per questo tipo di persistenza ci vuole più tempo. Il coach deve fare buon uso della comunicazione strategica e di tutto il processo persuasorio, entrare nella logica rigida del cliente, assumerne i codici linguistici e attributivi, inserendo nella logica degli elementi che non la contraddicano o la squalifichino ma che la riorientino verso nuove direzioni, fino alla ristrurazione.
Ciro Di Palma - Sport Mental Coach -
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