Ci sono sei elementi che possono influenzare una performance:
- Atletico;
- Tecnico;
- Strategico/tattico;
- MENTALE;
- EMOTIVO;
- RELAZIONALE.
LA PERFORMANCE MENTALE gestisce i flussi di pensiero e la condotta mentale, facendo però attenzione a non cadere nella trappola che al miglior atteggiamento mentale corrisponda la migliore prestazione. Ci sono tanti atleti che performano proprio in virtù di un comportamento "della testa" non proprio idilliaco.
LA PERFORMANCE EMOTIVA gestisce gli stati emotivi nel momento dell'allenamento, prima e durante la performance, in alcuni casi anche dopo.
LA PERFORMANCE RELAZIONALE si occupa delle relazioni (dietro ogni atleta c'è un insieme di rapporti: staff, dirigenti, stampa, tifosi, sponsor, etc).
Un Coach deve essere molto cauto perchè orienta l'attenzione dell'atleta, ho visto molti "Mental Coach" ripetere allo sportivo:"Credi in te stesso!!!", tutto ciò va bene fin quando funziona però non c'è uno studio scientifico che lo dimostri. Tali parole, invece potrebbero far focalizzare l'atleta sulla mancanza di fiducia in se; questa è una cosa astratta ma pericolosissima, specialmente se dovesse accadere in performance. Una grande battaglia è contro queste cose generiche, non tanto dal punto di vista metodologico ma dalla prospettiva che poi l'atleta creda a quello che gli viene detto, lo trasformi nella sua sensazione, lo metabolizzi sentendolo poi dentro di sé. Questo potrebbe far in modo che diventi, nel tempo, una profezia che si autoavvera. Il Coaching Strategico comunque si prende la libertà d'influenzare deliberatamente l'atleta in funzione di quello che è il suo obiettivo, tenendo sempre presente anche del carico emotivo che si andrà a generare e non facendolo impattare negativamente sulla prestazione. Dopo una performance oppure dopo un'azione sbagliata, un Coach non dovrà cadere nella trappola di doverla giudicare subito e pensare che egli stesso debba sempre dire qualcosa o "mettere una pezza", nulla vieta di prendere un attimo di tempo, creare un'atmosfera, magari non formale e poi parlarne. Questo è coaching post performance e serve a capitalizzare gli apprendimenti. Si parla di Coaching Sportivo: PRIMA, DURANTE e DOPO la gara.
Con gli strumenti a disposizione, i Coach possono valutare i fattori che influenzano una performance ma l'obiettivo non sarà quello di aumentare quelli positivi e ridurre i negativi ma di diminuirli entrambi. Faccio l'esempio di un atleta che afferma di vincere quando la moglie è presente in tribuna; influenza positiva, si penserà, allora ponetevi la domanda:" ... e se la moglie mancasse quel giorno, cosa accadrebbe? Perderebbe?" , ecco il perchè anche le influenze positive vanno limate.
Un altro tema interessante nella performance è quello della motivazione intrinseca, qualcuno asserisce che sia la benzina nel motore della performance. Pensandola solo in questo modo, chi ci dice che con una maggiore motivazione si riesca ad ottenere un risultato migliore? Se questa motivazione portasse a un sovrallenamento e poi a degli infortuni? Siamo sicuri allora che più motivato, equivalga ad una prestazione migliore?
Un atleta che sembrerebbe avere uno scarso fattore stimolante, siete sicuri che non voglia, non abbia la forza o i mezzi per voler performare bene, oppure può essere un suo atteggiamento per non "apparire" e "volare basso"?
Il fattore che a tanti può sembrare strana è che il tema della motivazione, nel coaching è sopravvalutato e non si può misurare da quello che dice o dalle azioni di un atleta. Per concludere, affermo che NON SEMPRE: MOTIVAZIONE = PERFORMANCE. Non creiamo delle logiche rigide sequenziali per cui più motivazione equivale a più risultato.
Io, da Coach so che l'obiettivo dell'atleta deve essere raggiunto, all'uopo indagherò e poi si farà una valutazione sulla "quantità" di motivazione da impiegare.
Ciro Di Palma - Sport Mental Coach -
Nessun commento:
Posta un commento