Il CAMBIAMENTO. Capire per cambiare oppure cambiare qualcosa per capire sempre di più? Quando siamo davanti ad una condizione di blocco, la prima azione, la più immediata che mettiamo in atto è quella di pensare, di capire che cosa stia impedendo lo svolgimento fluido della situazione. E' normale, è inevitabile, è come se l'essere umano fosse programmato per cercare il perchè di certi stati. La squadra ha perso tre partite di fila... Perchè è successo? Perchè non ha funzionato? Così si comincia a pensare dove operare per invertire la rotta, cercando di trovare l'area di miglioramento... Tante volte però, il bandolo della matassa non si trova e proprio perchè ci si cristallizza in questo stato mentale. Non dobbiamo rimanere sorpresi da ciò perchè anche nella vita di tutti i giorni si verifiano queste situazioni. Un esempio? Il genitore che cerca di far capire al figlio del perchè abbia una performance scolastica non sufficiente. C'è un errore di fondo in tutto ciò ed è quello che si dia per scontato che capire qualcosa corrisponda poi ad un cambiamento nella realtà. Quante volte un atleta capisce che si alleni poco per avere un certo tipo di performance ma, pur sapendolo, non fa niente che andrebbe nella direzione del cambiamento? Quante volte un personaggio sportivo s'innervosisce in conferenza stampa dando una pessima immagine di se stesso ma pur riconoscendosi questa particolarità non fa niente per esprimersi diversamente? Io, da Coach mi chiedo cosa possa celarsi dietro questo atto di autosabotaggio dell'essere umano che non gli permette il cambiamento. La risposta è semplice ma non banale, tante volte il solo capire non basta. La cognizione, parola che deriva dal verbo latino cognosco (con 'con' + gnōscō 'sapere'), il quale a sua volta è affine al verbo greco antico gignόsko, che significa 'io so' (sostantivo: gnόsis, conoscenza), può anche non bastare e può anche non funzionare. All'improvviso però, la squadra comincia a vincere, l'atleta inizia ad allenarsi con continuità e si resta sconcertati da questi cambiamenti improvvisi, quasi fortuiti. Ci si accorge di questa trasformazione non perchè si è "capito" ma perchè guardando il cammino si nota di un cambiamento prodotto da certe azioni, questo è il mio lavoro, far in modo che avvengano certe metamorfosi facendo poi eventualmente capire, ma anche no, i tanti perchè. Quindi "Non è capire per cambiare ma cambiare per capire". Cambiare qualche piccola cosa, qualche dettaglio in modo da produrre anche un leggero cambio di rotta, senza stravolgere niente, cercando di andare nella direzione dei piccoli passi. Piccoli passi? Certo, perchè in questo modo si potrà sempre correggere il tiro (senza fare danni) se il cambiamento non andasse nella direzione sperata. Stravolgere tutto potrebbe anche causare un grande danno e tutto ciò non ce lo possiamo permettere. Naturalmente i cambiamenti non vanno inseriti a caso ma seguendo delle logiche rigorose seppur flessibili.
Ciro Di Palma - Sport Mental Coach -